Recensione a cura di Giada Eva Elisa Tarantino- Storico e Critico dell’Arte e della Letteratura
“Non corporis voce, quae sum strepitu verberati aeris promitur, sed voce cordis, quae hominibus silet, Deo autem sicut clamor sonat”[“Non con la voce del corpo, la cui sonorità risulta dalla vibrazione dell’aria, ma con la voce del cuore, che è silenziosa per gli uomini, ma innanzi a Dio risuona come un grido”](Sant’Agostino, En. In ps. 3, 44)
Un nucleo embrionale di Forme mnestiche e profonde, atolli cromatici, voci inudibili, attraverso il quale siamo chiamati ad una missione, e per mezzo del quale il Creato che ci circonda, dipinto od alluso, effuso sulla tela, si mostra attraverso la vita segreta dell’animo che lo crea, lo immagina e ripercorre: le Opere di Rosa Del Forno, in Arte Sofia Hale, sono mappe raffinate e toccanti per giungere all’Identità, nel tentare di comprendere il senso inestimabile di quell’esistenza che portiamo nei giorni, per il mondo, nel viaggio della vita; nella linea raffinata e sinuosa delle Sintografie presenti nell’Archivio Internazionale delle Arti contemporanee, negli sguardi volti a noi dalle effigi essenzialmente muliebri, nella termografia pittorica degli Acrilici, vi è rappresentata infatti la nostra direzione, il vettore da adempire e seguire, cosicché soltanto al cuore, all’interiorità, alla coscienza, alla sostanza, alle vibrazioni cristalline, la sua Arte multiforme e sfaccettata ci guidi.Artefice costantemente impegnata in contesto umanitario con Dipinti e Composizioni di sensibilizzazione, Songwriter delle proprie emblematiche Canzoni accolte e registrate dalla SIAE – la più recente delle quali, il Brano “Non Posso sognarti”, intitola idealmente il Progetto sensoriale, artistico e musicale omonimo, preludio ad un inedito orizzonte creativo, essenzialmente avanguardistico, di fusione fra le Arti e gli ambiti di Comunicazione -, nonché Studentessa IBM in Data Science appassionata di tecnologie quanto di colori, nello Studio delle frequenze musicali da essi emesse, e raffinata Acquarellista, Premio International Career Awards 2024 insignito dalla Fondazione Costanza, e fautrice di un nuovo approccio che condensi le competenze scientifiche, di analisi e di logica, all’intuito, all’emotività, per una sinestesia culturale e per una corrispondenza temporale fra classicità ed Arte digitale, Rosa Sofia Hale segna un traguardo notevole per l’Arte contemporanea.Prescelta, fra gli innumerevoli riscontri ricevuti, per inaugurare, con la proiezione su grande schermo della propria Opera “Shine” ispirata ai Pink Floyd nell’anniversario dell’Album, il Capodanno in Times Square di New York, Rosa Sofia Hale affida come accennato alla rappresentazione femminile la possibilità di veicolare un messaggio morale che si imprima alla contingenza ed al tempo: con il supporto del Medium antico-moderno – la Pittura, e la sintesi dell’AI nelle Sintografie -, l’energia ancestrale e magnetica del femminino, il misticismo, la ritualità, la Natura generata, l’intercessione fra Cielo e terra nel rendere carne il Verbo, la Sapienza, le priorità morali e lo status sociale progressivamente impersonate dalla donna attraverso la correlazione espressiva di attributi iconografici secolari, auspicano una palingenesi culturale: al femminino, ovvero “l’anima nascosta del mondo” (Dall’Intervista di Rosa Sofia Hale su Milano Post - Quotidiano d’Informazione e Cultura, a cura della Giornalista Caterina Maocchi, del 26 Luglio 2024), è affidato il compito di riportare al Senso, alla coscienza, alla “Voce del cuore” (Incipit), all’Identità, la disorientata Arte e società contemporanee: giungere alla sostanza per mezzo della Forma “capace di evocare emozioni profonde e di stimolare riflessioni significative” (Ibidem).? fondamentale specificare come l’Identità senziente, ovvero la coscienza collettiva – i cui stati d’animo e rivelazioni riverberino oltre la forma, resi puro Colore -, sia il reale Volto reificato secolare, antropomorfo e sovrumano, toccante e perturbante, chiaroveggente, salvifico, della nostra Storiadell’Arte, il Senso del quale noi tutti partecipiamo ed in cui dovremmo ritrovare noi stessi; l’Arte ci rappresenta, stigmatizza ed eterna, leggendoci alla sostanza, fin dagli arcaismi, intessendoci come fili d’un’unica trama. Dalle cosiddette formule di pathos (phatosforlmeln, ovvero immagini archetipiche pregne d’arcaica energia vitale, fermi immagine pre coniati che condensino la creazione originaria nella ripetitività del canone a cui fanno inevitabilmente riferimento nei Secoli della Storia dell’Arte, e letteralmente ‘Formule dell’emozione’, concetto pilastro nell’Iconologia. In Aby Warburg, 1866-1929), alle supreme rappresentazioni ieratiche e maiestatiche bizantine su fondo aureo, alla veemente resa espressionista del sentire, al vibrare intimo connesso al dinamismo universale nella simultaneità anche visiva nel Futurismo, il soggetto raffigurato è il fulcro di se stesso, della propria esemplare missione e testimonianza esistenziale e sociale, emotiva, su questa terra: a ciò dovremmo attingere ed ispirarci, e necessariamente identificarci in quanto cuori infiammati, oltre che meri spettatori. Dunque, nel sensibilizzare, i fondali d’Opere creati da Rosa Sofia Hale risuonano ancora della Figura, partecipano idealmente all’ascensione iconologica ed esistenziale, iconografica di essa, rispecchiandola in segni cinetici, collisioni di sfumature o campiture totali silenti chiuse come coltri sopra i baratri di questo mondo ma aperte sul trascendente, rendendo esso ai Sensi innati che lo recepiscono: così rispecchiato – nel corpo dipinto plasmato negli amati Acrilici, liquido, espanso, reso lava rovente, o colto nel traspirare se stesso nel respiro sospeso atemporale dell’Opera nelle Sintografie, muto, embrionale, reviviscente -, il Creato ritorna ad appartenerci, ci colma senza mai traboccare, si mostra attraverso la vita segreta dell’animo che lo rievoca; le fasce di Blu reale, Oltremare, Blu elettrico, Petrolio, Indaco, limitatamente il Verde acqua, solitamente adombrano l’onirico come anche, di contro, la logica nitida, all’altezza del capo della Figura e del petto, nella contritio cordis del vibrare della coscienza dell’effige, in una frequenza di consapevolezza che accomuna e congiunge gli apici estremi – Sentire e Ragione -, nella Sapienza donata dalla rivelazione, mentre intime “Voci potenti si fondono nell’aria, come violini e fiati/ Un’armonia senza voce abbracciati nel silenzio” (Da Amore senza confini, di Rosa Sofia Hale, Brano 2024). Il Rosso vermiglio, lo scarlatto, il Rosso fuoco, l’Amaranto, diversamente, segnano le linee sinuose del corpo, la materia, la sensualità, l’asse principale connesso alla Figura – solitamente verticale -, ed i fondali d’Opera soltanto allusi attraverso la superfice più prossima e connessa alla carne cromatica della Figura che, adempiuta, nel “calore vicino, sent(e) [quanto] chiam[i] il destino” (Da Amore senza confini, di Rosa Sofia Hale, Brano 2024); le aree Verde smeraldo, il Verde bosco, le tonalità chartreuse, segnano eminentemente la Natura, il suo traboccare fin nel chiuso d’una stanza, il suo scintillare e sanguinare, alla luce abbacinante di una nuova consapevolezza, come “ferite nascoste che parlano di un tempo ormai distante” (Da Non Posso sognarti, di Rosa Sofia Hale, Brano 2024).Diversamente, il linguaggio delle Sintografie d’Artefice contiene in sé tali parametri percettivi di riferimento mantenendoli tuttavia sussurrati, soffusi, anelati, posti su fondali immacolati, entro i quali il mondo ha la consistenza visiva d’un fiato, d’un anelito, annidato entro una piccola sezione del registro superiore d’Opera, e pare stringere con la Figura un rapporto di anamorfosi; la percezione, l’Identità, rese cromaticamente veementi o visivamente evanescenti, restano tuttavia in stretta connessione, il medesimo suggello, attraverso l’inudibile. Spiega, a riguardo, Rosa Sofia Hale: “Il nesso fra sinestesia e sintografia è molto affascinante, soprattutto se consideriamo come entrambi i concetti riguardino la percezione e l’interpretazione sensoriale. La sinestesia è un fenomeno neurologico in cui la stimolazione di un senso parte del corpo porta a esperienze involontarie in un altro senso o parte del corpo [...] La sintografia, ovvero la generazione di immagini sintetiche da testi per mezzo dell’AI è, dal mio punto di vista, una interpretazione sintetica tra diverse forme artistiche o comunicative” (Dall’Intervista di Rosa Sofia Hale su Milano Post - Quotidiano d’Informazione e Cultura, Ibid.). “E il destino si svela in questo incontro fra la vita e il sogno” (Da Destino, Brano di Rosa Sofia Hale, in Semifinale ne ‘Per la Pace Live Contro Le Guerre’), fra la logica e la percezione, la classicità e l’artificiale, fra il passato e l’avvenire, la Vita e l’apparenza.Risuona come un grido (Incipit), l’inudibile, la Voce dell’Arte, la Voce di chi crede che noi siamo dove vive il Significato – lo esprime l’Artefice -, noi siamo ove palpita e freme la sensazione che genera esso; noi siamo l’Assoluto vibrandone, e l’Arte ne è testimone.
Giada Eva Elisa Tarantino Storico e Critico dell’Arte e della Letteratura
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